I trasporti sono da sempre l’etichetta di una civiltà. La nostra, quella del ventesimo secolo, si è qualificata col trasporto su gomma di persone e cose.
La motorizzazione su larga scala è stato un volano di crescita in tutti i paesi. Oggi sappiamo che per il suo consumo di energia fossile è tra i principali fattori di inquinamento, come emissioni in atmosfera.
Il mondo si sta preparando ad un salto di civiltà per passare dal fossile al rinnovabile, ma non solo. Si prepara anche a passare dalla proprietà alla condivisione dei mezzi di trasporto. Se per le persone la questione è costo-status- responsabilità, ovvero modello di vita, per le imprese di trasporto è una questione di modello di attività. Si tratta infatti di capire come convertire la flotta di mezzi, come qualificare l’offerta di servizi, come configurare le competenze competitive. Si tratta in altro modo di agire in rete tra mezzi diversi, con rapporti negoziati con la clientela su basi diverse, con una capacità finanziaria che recuperi efficienza nei tempi persi e che rispetti i diritti dei lavoratori, con procedure trasparenti e di sicurezza, con una flessibilità per i servizi urbani ed extraurbani, con piattaforme multi soggetto per i transiti di arrivi e destinazioni, con la gestione di una complessità di grandi dati che oggi la tecnologia rende possibile. L’urgenza è dettata dal cambiamento climatico e come primo momento si identifica nella riduzione/eliminazione di sussidi non più concedibili
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